Volontariato
Se Listat entra in azienda
Oltre il 90% dichiara scelte di responsabilità sociale. Quasi tutte nel trattamento corretto dei rifiuti.
Stop and go. Un passo in avanti, una battuta d?arresto, quindi una ripartenza più decisa. La responsabilità sociale d?impresa, quest?anno, sembra ?procedere? così, a strappi. Prima attaccata a spada tratta dall?Economist. Poi ritornata prepotentemente alla ribalta con il mea culpa Nike come via obbligata per fare business. Poi ancora, rimessa in discussione da alcuni maitres à penser come Guido Rossi. Oggi nuovamente sull??altare?. Grazie a numeri recenti che fotografano un fenomeno in forte crescita. E che numeri. Addirittura dell?Istat. Sì, perché la grande novità di questi giorni è che, per la prima volta, l?Istituto centrale di statistica, nel suo rapporto generale sullo stato del Paese, ha deciso quest?anno di dedicare una sezione alla corporate social responsibility.
Sulla base delle risposte fornite da 4.010 imprese con oltre 100 addetti (sulle 9.646 attive nel 2003) l?Istat ha rilevato che la grande maggioranza di esse (94,6%) dichiara di aver adottato almeno una scelta di responsabilità sociale. La più ?gettonata? (88,5%) è risultata quella del trattamento selettivo dei rifiuti (anche se trattandosi di un adempimento richiesto dalla legge il dato rivela un?adesione ancora non ?completa?), seguita dalla riduzione delle emissioni inquinanti (62,7%), dal rafforzamento della comunicazione interna (61,8%), dalla promozione di cause sociali attraverso donazioni e sponsorizzazioni (56,5%), dal risparmio energetico (52,4%).
Per quanto riguarda, invece, le regioni in cui le imprese hanno implementato meglio la csr, indicando 6 o più tipologie di iniziative di responsabilità sociale, al top si collocano Valle D?Aosta (35,7%), Umbria (33,4%), Basilicata (33,3%), abbondantemente al di sopra della quota percentuale rilevata a livello nazionale (23,4%).
Ma a sfornare dati freschi sulla csr non è solo l?Istat. Anche la società di consulenza Ethos ha appena concluso una ricerca per conto dell?Osservatorio sulla responsabilità sociale d?impresa della Fondazione Operandi.
E anche questi dati confermano un trend in netta crescita: l?86,7% degli stakeholder intervistati (307), infatti, considera la csr un vantaggio per l?impresa, in termini di immagine (52,4%) ed economici (31,9%). Benefici che per il 55,7% hanno un costo economico e organizzativo che tuttavia per il 50,2% viene visto come un investimento che può tradursi in un effettivo vantaggio competitivo a patto che le imprese: non si limitino alla comunicazione ma siano operative nei fatti (81,4%); coinvolgano il top management (64,2%); instaurino un dialogo continuo con gli stakeholder (49,2%); arrivino a un cambiamento strutturale della politica di gestione (38,1%).
Quanto agli strumenti di csr ritenuti dagli stakeholder più efficaci, ai primi posti figurano le politiche sociali per i dipendenti (59,3%), il codice etico (56%) e il bilancio socio-ambientale (53,7%).
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